Premesso che:
da notizie degli organi di stampa locale, si è appreso di anomalie nella trattazione ed assunzione di provvedimenti inerenti ai minori da parte del Tribunale per i minorenni in Abruzzo;
in particolare, sembra essere prassi del Tribunale per i minorenni de L'Aquila assumere gravi provvedimenti, anche ablativi della responsabilità genitoriale e di collocamento dei minori da un genitore all'altro o in comunità, sulla base esclusivamente delle relazioni del servizio sociale territorialmente competente, senza procedere, come imposto dalla normativa nazionale e sovranazionale, alla preventiva audizione del minore ultra dodicenne ed alla convocazione del genitore per l'eventuale contestazione degli addebiti, tutto ciò nonostante non sussistano ragioni di urgenza;
in un caso in particolare, quello del signor G.D. le anomalie sarebbero ancor più gravi in quanto il presidente del Tribunale per i minorenni di L'Aquila avrebbe comunicato al servizio sociale territorialmente competente il contenuto delle decisioni discusse in camera di consiglio, prima ancora che il decreto motivato fosse pubblicato e notificato alle parti o ai difensori; sulla base di tale informale comunicazione, priva di ufficialità, il servizio sociale di Tortoreto, il 2 ed il 10 gennaio 2020, avrebbe tentato il prelievo del minore ultra quattordicenne dall'abitazione dal padre, per collocarlo presso la madre, sebbene avente una fragile capacità genitoriale e condannata anche in grado di appello per abuso dei mezzi di correzione sui figli, con l'ausilio della forza pubblica in divisa;
il minore, sentito da solo dall'agente di Polizia municipale, si sarebbe rifiutato di lasciare l'abitazione paterna, manifestando, a causa di tale modalità di esecuzione, un persistente stato di ansia ed il timore di essere coattivamente prelevato;
la vicenda è particolarmente rilevante, in quanto il padre dei minori, collocatario dei figli in virtù di precedente decreto del Tribunale per i minorenni di Ancona, avrebbe segnalato e denunciato, qualche mese prima, gravi inottemperanze da parte del servizio sociale affidatario sulla base delle cui relazioni sarebbe stato poi assunto il decreto ora impugnato, senza che l'autorità minorile avesse ritenuto opportuno, nel corso dell'ultimo anno, convocare il genitore per consentirgli l'esplicazione del diritto di difesa e del contraddittorio,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
quali iniziative di competenza, anche normative, ritenga opportuno adottare nell'ottica di tutela dei minori e di concreta attuazione del diritto all'ascolto;
se intenda attivare i propri poteri ispettivi presso il Tribunale per i minorenni de L'Aquila, al fine di verificare i presupposti per l'eventuale esercizio dell'azione disciplinare.
da notizie di stampa si apprende che, in data 1° febbraio 2020, il signor Emilio Vincioni, un genitore separato di Sassoferrato (Ancona), recatosi ad Atene per il quarto compleanno della figlia, è stato prelevato dalla Polizia greca ed arrestato. Trasferito in vari posti di polizia durante la notte, solo il giorno dopo ha saputo che il suo arresto era stato provocato da una denuncia della moglie. Lo accusava di versare solo 400 dei 550 euro stabiliti dal giudice greco per il mantenimento della figlia;
è stato liberato dopo un giorno e dovrà presentarsi in tribunale nella capitale greca per essere processato senza avere avuto accesso, né lui, né il suo avvocato greco, alla denuncia e alla documentazione;
il signor Vincioni ha quindi lanciato un appello alle autorità italiane, al fine di essere supportato nel far rispettare i suoi diritti di padre e tutelare i minori italiani portati all'estero da genitori stranieri;
una storia finita male, quella del signor Vincioni, volato in Grecia per festeggiare il compleanno della figlia, e di una donna greca, incontrata nel 2012 ad un meeting aziendale su un'isola nel Peloponneso. Il colpo di fulmine si concretizzò in un matrimonio il 1° dicembre 2013 e nella decisione della coppia di vivere a Sassoferrato. Dopo quasi due anni di matrimonio viene concepita la loro figlia, che la moglie decide di far nascere in Grecia, per condividere il parto con la sua famiglia, da dove, però, non rientreranno più, né lei, né la neonata. A nulla sono valsi i tentativi bonari del padre di far tornare mamma e bambina in Italia;
così il signor Vincioni ha chiesto il rimpatrio della minore ai sensi della Convenzione de L'Aja del 1980 dinanzi al giudice greco che però, in procinto di accogliere il ricorso, ha sospeso la decisione rimettendosi alla Corte di giustizia dell'Unione europea per l'interpretazione del concetto di "residenza abituale" del neonato; e la Corte lo ha interpretato affermando che il centro degli interessi della minore, proprio perché nata in Grecia, fosse quel Paese, a prescindere dall'intento e dal preciso accordo tra i coniugi di vivere in Italia;
di conseguenza, il tribunale greco ha negato il rimpatrio della bambina e, mentre il Tribunale di Ancona si dichiarava competente per la separazione tra coniugi, ha affermato che, per difetto di giurisdizione, non poteva decidere sull'affidamento e il mantenimento del minore; la moglie ha ottenuto pertanto dalle autorità giudiziarie greche l'affidamento della figlia e l'obbligo per il padre del suo mantenimento;
nonostante a maggio 2019 sia iniziato un processo penale per sottrazione di minore presso il Tribunale di Ancona, la madre è libera di circolare ovunque, anche in Italia, invece il padre è stato arrestato come un soggetto pericoloso;
considerato che ad oggi sono 454 i bambini italiani portati all'estero senza il consenso dell'altro genitore, ovvero 454 vittime innocenti della sottrazione internazionale di minori,
si chiede di sapere quali iniziative intenda intraprendere il Ministro in indirizzo al fine di tutelare i genitori separati e quali soluzioni concrete e definitive ritenga opportuno porre in essere per risolvere la problematica della sottrazione internazionale di minori.
il procuratore della Repubblica di Gorizia, con nota del 15 luglio 2020, avente ad oggetto "Richiesta urgente di assegnazione di personale amministrativo alla Procura della Repubblica di Gorizia", ha segnalato ai competenti dirigenti ministeriali, nonché al procuratore generale di Trieste, quella che lui stesso definisce una "situazione di estrema difficoltà operativa" della Procura che dirige "per gravi scoperture d'organico che si registrano nei ruoli del personale amministrativo";
secondo quanto riportato nella missiva, presso la Procura di Gorizia sono vacanti 3 posti di direttore amministrativo (il 100 per cento della pianta organica), 4 posti di funzionario giudiziario (100 per cento della pianta organica), un posto di operatore giudiziario (16,7 per cento della pianta organica) e 2 posti di conducenti di automezzi (50 per cento della pianta organica);
inoltre, per quanto attiene al ruolo di assistente giudiziario (4 posti in pianta organica), un dipendente formalmente assegnato alla Procura presta servizio presso il presidio CISIA di Trieste, un altro è assente per malattia da febbraio 2019 e un altro ancora fruisce dei benefici di cui alla legge n. 104 del 1992, e ha trasmesso istanza di assegnazione ad altro ufficio giudiziario per assistenza ad un congiunto disabile;
anche un cancelliere e un operatore giudiziario fruiscono dei benefici della legge n. 104 del 1992, mentre un secondo operatore giudiziario presta servizio part time;
a dicembre 2020 sarà collocato in quiescenza un ausiliario che sarà seguito nei primi mesi del 2021 da un operatore giudiziario;
su 28 unità in pianta organica, la Procura della Repubblica di Gorizia opera in assenza di 12 addetti che potrebbero diventare 15 nei prossimi mesi, portando ad una scopertura dei ruoli pari ad oltre il 50 per cento;
secondo quanto affermato nella lettera, la "drammatica ed ormai insostenibile carenza di personale amministrativo genera inevitabilmente gravi ritardi e disfunzioni in tutti i servizi dell'Ufficio e, in particolare, nei tempi di definizione dei procedimenti penali frustando sia le legittime aspettative di giustizia delle vittime dei reati che l'osservanza del principio costituzionale della ragionevole durata del processo";
l'ufficio potrebbe presto trovarsi nell'impossibilità di assicurare l'erogazione dei servizi giudiziari e amministrativi;
ad oggi alcuni servizi della Procura sono inoltre gestiti da dipendenti comandati dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, il cui distacco potrebbe terminare nei prossimi mesi;
l'allarme lanciato dal procuratore di Gorizia dovrebbe essere raccolto dal Ministero della giustizia al fine di evitare il blocco delle attività nel territorio,
se risulti che la situazione sia mutata, e in che modo, dopo il 15 luglio 2020;
se sia possibile garantire alla Procura la disponibilità di un congruo numero di lavoratori e quando;
quale sia il livello di copertura delle piante organiche delle sedi delle procure della Repubblica.